Sabato 30 novembre e Domenica 1 dicembre
T – Trekking urbano a Napoli. Camminando per le zone “alte” e quelle “basse” della città partenopea
NAPOLE MILLE COLORI… NAPOLE ‘NA FACCIA SCURA…
È vero sono passate più di due settimane dal trekking urbano a Napoli e, forse, ormai il resoconto non lo aspetta più nessuno, ma visto che non arriva nulla, provo a dire e a ricordare qualcosa io. Dunque era il 29 novembre mattina quando alcuni (il nostro esimio Presidente Nadia ad esempio) di Arcoiris arrivano nella città del sole ed effettivamente lo trovano. La gran parte dei gitanti, però, arriva nel pomeriggio e qualcuno la sera o la mattina dopo. Le sorprese sono tante: nuovi arrivi (new entry per dirla all’inglese) come Caterina e Giampaolo, quasi nuovi, come Roberta e Maurizio e perfino vecchie conoscenze come Marina e Silvestro. Che sorprese meravigliose! Ora non starò ad elencare tutti i partecipanti perché la memoria si fa via via più lacunosa ed essendo passato del tempo rischierei di dimenticarne molti, ma insomma eravamo dai 24 ai 28 partecipanti. Molti di questi già conoscevano Napoli, ma hanno deciso lo stesso di tornarci perché esercita, comunque, su tutti noi un fascino inossidabile nonostante o forse proprio per la sua storia così particolare, così difficile, così “italiana”. Siccome mancava Elsa, però, non tutte le giornate sono state assolate, alla faccia del Paese del sole. L’ottima sistemazione presso i preti teatini (giusto Luciano può trovare sempre modo di stupirci in questo senso. Chi conosceva i preti teatini?) ci permette di iniziare subito con un aperitivo in cucina. Che bello condividere un luogo accogliente ed organizzato per i gruppi e non un semplice albergo! Si parte, quindi, per la cena ed ovviamente la prima serata non poteva che essere dedicata alla pizza: fritta, ripiena, al pomodoro. Meno male che la camminata serale per tornare all’ovile ci ha permesso di cominciare a smaltire la cena! Anche se più di uno ne ha approfittato per gustare caffè e sfogliatella napoletana da Gambrinus, ma insomma non siamo santi e le tentazioni gastronomiche napoletane sono un po’ troppe per noi.
La mattina del 30 avevamo appuntamento con il signor Giuseppe, dell’associazione Viviquartiere, che ci ha accompagnato nei quartieri Vergini e Sanità e che ci ha realmente fatto vivere i quartieri della città napoletana raccontandoci la sua storia dalle origini mitiche (la sirena Partenope che si dispera perché non è riuscita ad incantare Ulisse) ai nostri giorni, che ci ha narrato la vita quotidiana della sua gente nei vari secoli, delle sue superstizioni, dei suoi riti, delle sue credenze, della sua arte. Per intenderci De Filippo, Totò, Troisi, Loren per citarne alcuni. Ci ha fatto gustare caffè e sfogliatella, taralli salati e dolci. Ci ha condotto dentro cortili e palazzi che nelle visite “tradizionali” non rientrano proprio e ci ha fatto venir voglia di tornare a vedere capolavori come Le 4 giornate di Napoli, Napoli milionaria, Non ti pago, Miseria e nobiltà, Questi fantasmi. In quanti film è stata rappresentata Napoli! La si conosce bene, però, credo, solo attraverso la sua gente, i suoi vicoli, i suoi quartieri. Dopo la sosta per il pranzo, con un pagnottiello che ha messo a dura prova il nostro fegato, ed una conoscenza più diretta delle attività teatrali e sociali che l’associazione svolge, Giuseppe ci ha condotti dentro il cimitero delle capuzzelle ed anche qui aneddoti e storie varie ci hanno affascinato. A questo punto liberi da impegni comuni ognuno ha deciso cosa fare del tempo a disposizione fino all’ora di cena e c’è chi ha scelto di riposarsi, chi di fare shopping, chi di recarsi dal Cristo Velato (che meraviglia!) e chi nella Napoli sotterranea (un mondo a 35 metri di profondità) Io ho scelto quest’ultima méta e mi ha ricordato, lo dico per chi c’era, la miniera di Abbadia San Salvatore. Lì si scavava la terra per trovare il cinabro, qui per l’acqua (i soliti romani, ma questa volta preceduti dai greci) e, soprattutto, queste profondità sono state utilizzate come rifugi antiaerei durante la seconda guerra mondiale.
La cena? Ragù napoletano, polpette e friarelli … Altra botta micidiale al nostro fegato! Però si vive una sola volta e allora gustiamocele tutte queste meraviglie. Sul monitor del locale, intanto scorrevano continuamente scene di film che immortalavano grandi mangiate di pasta e ci divertivamo ad individuare di quale film si trattasse. L’ultima immagine sarebbe potuta essere quella di gastroiris che insieme a Totò o Sordi che affogano nella pastasciutta non sfigurerebbe di certo.
La domenica ci coglie veramente di sorpresa, pioggia e vento. Chi se lo aspettava? Noi comunque, intrepidi non rinunciamo e via con Luciano che ci racconta storie importanti, che ci fa ascoltare la voce di Giampaolo che ci riporta a De Filippo e Troisi; Claudio che non essendosi preparato è costretto ad essere molto sintetico sui vari re che si sono succeduti a Napoli, io che leggo una parte di Gomorra. Come si fa a non amare questa città? Non so, ma a me sembra bella e maledetta e la lasciamo alla spicciolata, ognuno con orari diversi, ma in tanti con la voglia di tornare. Sì, va be’ pizza e mandolino, ma la musica è mancata. Altro motivo per tornare. Ci rivolgiamo a San Gennaro, sicuramente lui esaudirà le nostre richieste perché non chiediamo ‘o miracolo, miracolo, ma semplicemente ‘o miracolo. E ‘o miracolo è che non ci stanchiamo ancora di girovagare per città e qualche volta ce ne andiamo persino in montagna. Pensa tu!
Caterina