sabato 18 novembre 2023
E- Autunno al Lago di Vico
Coord. Giuseppe Musumeci e Patrizia Mauracher
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Sabato 18 novembre 2023 un bel gruppo di 16 persone si è dato appuntamento per compiere un trekking nella riserva Naturale “Lago di Vico”. Il percorso non si svolgeva intorno al lago, che abbiamo visto solo a tratti tra i rami degli alberi del bosco, ma compiva un anello nella zona settentrionale del cratere vulcanico fino a un’area paludosa per raggiungere infine la faggeta di Monte Venere.
Incuriosita dall’ambiente, dai boschi, dal lago e dai paesi che s’incontrano lungo la strada, ho cercato (maestra sempre) un po’ di notizie geologiche e storiche.
La nascita del lago di Vico è stata ammantata di una bella leggenda che le conferisce origini mitiche.
Ercole si trovava sui Monti Cimini alla ricerca delle ninfe Melissa e Amaltea. La gente del luogo lo osservava per il suo aspetto fisico e gli chiese di dare dimostrazione della sua forza. Forse infastidito, Ercole scagliò la sua clava con grande forza conficcandola nel terreno. La gente del luogo fece vani tentativi per estrarla ma tutti fallirono. Quando fu la volta di Ercole, lui in maniera plateale si fermò davanti alla clava, la impugnò e con uno strappo fermo e violento la sradicò dal terreno. Dal foro dove poco prima era conficcata la clava, sgorgarono fiumi d’acqua che iniziarono a scorrere per i prati e il foro divenne una voragine: il lago di Vico.
Le reali origini geologiche del lago parlano di esplosioni vulcaniche che hanno formato la cavità. Piogge, corsi d’acqua e fiumi carsici hanno completato l’opera.
L’attività vulcanica che ha dato origine al comprensorio di Vico è iniziata 800.000 anni fa e ha avuto il periodo di masisma intensità tra i 400.000 e i 90.000 anni fa. Essa ha dato origine a un vulcano, il vulcano di Vico, alto in origine più di 2500 metri e creatosi su una vasta zona pianeggiante costituita da depositi argillosi. Dopo una serie di eruzioni tra i 200.000 e i 150.000 anni fa, la parte sommitale è collassata, andando a formare una caldera di sprofondamento, in seguito occupata dal lago, dal fondo della quale successivamente si è costituito il monte Venere. La particolarità dell’attività vulcanica di Vico è stata la forte esplosività.
Il suo livello di 507 metri sul mare gli conferisce il record di altitudine tra i laghi vulcanici italiani.
Il valore naturalistico dell’area è alla base della Riserva Naturale “Lago di Vico”. Il territorio dell’area protetta si estende sulla caldera vulcanica di Vico, le cui pendici ospitano un esteso manto forestale.
La flora della Riserva Lago di Vico e, in generale, dei Monti Cimini, è di grande interesse per lo studio del passato geologico recente, seppur nel suo insieme risulti limitata nel numero di specie dalla natura del terreno di origine vulcanica. L’apparato radicale delle piante svolge anche il ruolo di assorbimento di acqua e sali minerali, quindi in questo ambiente riescono a vivere e perpetuarsi solo le più adatte al substrato lasciato dall’attività eruttiva cimino-vicana.
I suoli che si formano dalla disgregazione del substrato vulcanico sono molto fertili, ricchissimi di nutrienti e spesso freschi e profondi. La vicinanza alla costa tirrenica determina piogge con una certa frequenza nell’arco dell’anno. Tutto ciò favorisce una crescita relativamente rapida di alberi che in altre condizioni impiegherebbero tempi più lunghi a raggiungere dimensioni colossali come molti faggi e cerri presenti all’interno della Riserva.
Intorno al lago si estendono terreni coltivati. Questo è un ambiente creato dall’uomo attraverso opere di ingegneria idraulica protratte nei secoli. Prima della civiltà etrusca il livello del lago era di alcuni metri più alto di quello attuale: quasi tutti quei fertilissimi terreni che oggi sono diventati una monocoltura di nocciolo erano sommersi dalle acque del lago. Le sponde del lago sono in gran parte ricoperte dalla cannuccia di palude, da esemplari di salice, di pioppo, di ontano e farnia.
Dopo il pranzo, che abbiamo consumato in compagnia di una piccola colonia di gatti in un’area attrezzata con tavoli e barbecue, ci siamo avvicinati a uno dei canneti che circondano il lago per molti tratti.
Per arrivare al luogo dell’appuntamento sono passata per Ronciglione, che mi è sembrata veramente interessante, ben conservata e meritevole di una visita approfondita. Ho chiesto a una mia amica cantante, Sara Modigliani, grande raccoglitrice e custode di canti popolari del Lazio, di cercare qualche canto della zona del lago e dei paesi limitrofi.
Quelli che ho incluso nella relazione sono una serenata di Capranica e un canto di “storia” e politica raccolti nel primo LP del Canzoniere del Lazio cantati da Piero Brega.
Antonietta C.