Radicofani, 12 ottobre 2020
11 ottobre 2020 – Marcia della Pace PerugiAssisi
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Grossi nuvoloni ricoprono il cielo in questa domenica di un ottobre finora primaverile. Minaccia pioggia e qualche goccia ci accompagna già lungo la superstrada che conduce ad Assisi. Si preannuncia una giornata tribolata almeno quanto è stata l’organizzazione di questa marcia per la Pace. Quando, molti mesi fa, era iniziato l’iter della PerugiAssisi 2020 si pensava alle ingiustizie del mondo, ai drammi delle tante guerre in corso, ai tanti profughi costretti a scappare dalle persecuzioni e dalla fame, ad un pianeta che va verso la distruzione senza essere capace di cambiare il proprio modello di sviluppo. Poi è arrivato il Covid e ci si è dovuti confrontare con un cataclisma che ha aggravato mille volte di più tutti i problemi.
In questa situazione così pesante gli organizzatori hanno comunque voluto mantenere l’appuntamento sebbene fosse impossibile effettuare una manifestazione in movimento. Così oggi abbiamo costruito lungo il consueto percorso della marcia una catena umana in cui ogni partecipante si unisce all’altro con un filo di tre metri. Insomma distanziati ma uniti e impegnati a cambiare questo “mondo che non va”.
Ovviamente anche la partecipazione di Arcoiris è stata condizionata dalla pandemia e così non abbiamo potuto organizzare una presenza collettiva. D’altra parte, questa volta, non era importante essere in molti, anzi troppi partecipanti sarebbero stati un problema. In compenso organizzatori e questura non hanno potuto dare numeri diversi: per capire in quanti siamo basta dividere la lunghezza della catena umana per tre: forse questa è l’unica cosa che il virus ha semplificato.
Arrivati, come al solito molto in anticipo, io e Lucilla ci avviamo verso la piazza di Santa Maria degli Angeli in un clima un po’ surreale: poche persone e tanti, tanti e poi tanti rappresentanti delle forze dell’ordine. Quando arriviamo in piazza i volontari chiamati a far parte dell’organizzazione sono ancora intenti a capire cosa devono fare, dove devono andare, …
E così scopri che è difficilissimo parlare in tanti contemporaneamente e a tre metri di distanza, che è impossibile consegnare una corda o un cartellino a tre metri di distanza, che occorrono qualità da polipo per tenere su la mascherina, aprire l’ombrello, trovare la bandiera della Pace dentro lo zaino, capire in quale tasca hai depositato il telefonino e rintracciare l’auricolare necessario per ascoltare Radio Umbria, la radio della PerugiAssisi. Mentre cerchi di destreggiarti in queste operazioni passa il poliziotto che controlla il posizionamento della mascherina e ammonisce: “non va bene, siete troppo vicini, così non va bene, allontanatevi”.
Che fai? Ha ragione e, allora, sai che c’è, ci avviamo lungo il percorso e ci collochiamo dove la catena è arrivata. Insomma ci imbuchiamo e subito dopo arrivano altri che si annodano al nostro cordino. Eccoci ora siamo incorporati in un lungo meraviglioso serpentone.
Questi sei metri di marciapiede di Santa Maria degli Angeli diventeranno la “nostra porzione di “catena umana per la Pace” da presidiare per tutta la mattinata. Qui prendiamo possesso dei rami di un alberello per stendere i nostri drappi arcobaleno, qui vediamo scorrere fotografi, cineoperatori, addetti della protezione civile, poliziotti, qui consumiamo i nostri biscotti, qui ascoltiamo dalla radiolina gli interventi che intanto vengono pronunciati ad Assisi, qui inviamo qualche foto agli amici, qui partecipiamo ai canti che i nostri vicini intonano e che noi, stonando, maltrattiamo, qui ci sediamo per terra e magari leggiamo un libro. Lucilla per qualche momento si fa sostituire dall’ombrello della Pace, le scappa di fumare!
Insomma una mattinata davvero strana dove mancano gli abbracci, non ci sono gli stands, non c’è il cammino, non si incrociano gli scout e i fricchettoni, non si ascoltano Bella Ciao! e Azzurro, non si vedono i vigili urbani fradici di sudore sotto il peso dei gonfaloni dei loro Comuni.
Il tempo tiene, qualche folata di vento riempie l’aria di foglie gialle, intanto le cuffiette della radio raccontano le parole dei messaggi di Mattarella e Sassoli, belle e impegnate, ma quanta strada c’è ancora da fare!
Luciano B.
Già Luciano, quanta strada c’è ancora da fare. Molto più di quella di Bartali. Ne saremo capaci? Intanto è confortante sapere che la Perugia Assisi è rimasta in piedi anche se in questa forma nuova e surreale.
Se vi servivano i tentacoli di un polipo bastava chiedermelo, noi Busetta/Miano lo mangiamo spesso, come ben sa la tua consorte.
Un abbraccio virtuale
Caterina