Domenica 1 dicembre 2019
Per le strade della Terza Roma. Trekking urbano all’E.U.R.
Sognatori di terra, di mare e dell’aria! Uomini e donne di Arcoiris, un’ora segnata dal destino batte nel cielo della Terza Roma. Sono le 9, non proprio precise, del 1° dicembre del 2019 e la nostra impareggiabile guida ci conduce alle biglietterie dell’Esposizione universale di Roma. Con un salto iperuranico all’indietro nel tempo ci catapultiamo a quello che nel 1942 doveva avvenire ma non è avvenuto: dalla “porta imperiale” (non c’è, ma noi che un po’ sognatori siamo, ce la possiamo sempre immaginare) andiamo verso le biglietterie dell’Esposizione. Di biglietti, come sapete, non ne è stato venduto nemmeno uno perché la guerra, oltre a travolgere il regime fascista, ha impedito la realizzazione dell’esposizione universale e dei progetti iniziali. Però sono arrivati fino a noi alcuni palazzi, le piazze, le strade e le storie di uomini e donne che hanno plasmato, in ottanta anni di storia, un quartiere speciale.
Le idee di partenza erano faraoniche: quella doveva essere l’ennesima impresa autocelebrativa del regime di Mussolini. Anche per l’Eur, come spesso succede, si partì dando l’incarico ad un gruppo di architetti e poi si finì con l’affidarsi all’uomo solo al comando: Marcello Piacentini, il favorito del regime.
Marina il nostre duce (ops) racconta alla compagine di Arcoiris, con dovizia di particolari e con trasporto contagioso, la storia di questo quadrante di Roma.
Il gruppetto, siamo tanti quanti sono i titolari di una squadra di calcio, all’inizio si muove lentamente rapito dalle tante storie che prendono vita dai marmi e dai mosaici. Così si scoprono vicende incredibili come quelle dell’architetto Giuseppe Pagano-Pogatschnig, prima sodale di Piacentini, poi avversario e quindi emarginato, e, infine, dopo l’impegno nella Resistenza, trucidato a Mathausen.
Oppure quella di Virgilio Testa che al comando dell’ente Eur ha attraversato i mutamenti storico politici del nostro Paese e la cui biografia potrebbe raccontare molto della transizione dal fascismo alla Repubblica democristiana.
Insomma il racconto prende il sopravvento sul cammino. Scopriamo i mosaici in disfacimento del Palazzo degli Uffici, le fontane che dovevano essere imponenti e che ora sono desolati intrichi di tubazioni arrugginite, il grande e bello bassorilievo in travertino che illustra la storia della città di Roma attraverso le principali opere edilizie. Quanto ora ci appare ridicolo Mussolini, raffigurato in groppa ad un cavallino, che dovrebbe rappresentare l’erede di Romolo e Remo, dell’Imperatore Ottaviano Augusto fino a giungere a Giuseppe Garibaldi!
Marina ci sprona, ci incita ad accelerare ma il manipolo non è proprio compatto. Di strada da fare ce n’è ancora tanta. C’è da vedere il Palazzo della Civiltà italiana con le sue arcate ormai regno di Fendi. E lì che fai non ti fermi? Come fai a non ricordare Fellini e i tanti film ambientati in questa zona? Ed ecco che torna alla mente la giunonica Anita, ve lo ricordate il motivetto bevete più latte di Boccaccio ’70?
Poi sarà il turno di Monica Vitti, di Alain Delon, di Michelangelo Antonioni e di Pierpaolo Pasolini. Quest’ultimo ha trascorso gli ultimi anni della sua vita dietro la Basilica dei Santi Pietro e Paolo e, proprio in via Eufrate, Silvestro ci recita, da par suo, due poesie dell’intellettuale friulano.
Ecco, anche io come Marina, mi sono dilungato troppo. Abbiamo visto e parlato di tanti altri palazzi ed opere d’arte, abbiamo frequentato pezzi d’infanzia e gioventù di Marina, di Luca e di diversi altri dei partecipanti, abbiamo toccato con mano il degrado di certe piazze ricoperte di vetri rotti, abbiamo incrociato i pischelli che invadono con la macarena spazi desolatamente vuoti, abbiamo visto l’inconcludenza dei nostri tempi che progettano nuvole e poi edificano cubi di vetro mai conclusi e perennemente transennati. Abbiamo guardato con sgomento cantieri fermi da mesi e invasi di erbacce che trasmettono il fetore del riciclaggio, abbiamo rivissuto i concorsi pubblici di quando eravamo giovani e abbiamo scoperto mosaici futuristi che ci erano sempre sfuggiti.
Insomma abbiamo trascorso una magnifica domenica, perfino senza pioggia!
E, per concludere alla grande, i pochi irriducibili camminatori ad oltranza, si sono gustati il loro panino sul bordo del laghetto. Prima però, con la premessa che non c’entrava niente, ci siamo potuti meravigliare col meraviglioso castigliano di Borges. Quel gran signore che è Silvestro, non sarà Mal dei Primitives, come dice lui, ma è davvero unico!
L. B.