Sabato 12 e Domenica 13 marzo – Monte Rufeno
Sabato 12, la mattina, ci siamo trovati come al solito a Largo della Primavera, la vera sede sociale di Arcoiris; caffè di rito al bar e poi verso la Roma Firenze.
Una serie di tappe intermedie hanno permesso di radunare tutti i partecipanti: ventidue persone, un numero da record, che ha eguagliato (quasi) la partecipazione al pranzo sociale (a smentire le malelingue!). Per la prima volta ho visto Fabro da dentro, e dire che fino a quel momento pensavo fosse solo un casello autostradale! L’arrivo delle macchine è stato a un bivio, a poca distanza del mitico agriturismo della Monaldesca, che però avremmo visto solo da lontano: costava troppo, dove Benedetto ci ha confidato di avere subappaltato il compito di guida a un amico del posto, insomma la nostra superguida.
Cambia i calzini messa le giacca a vento indossa i pantaloni pesanti allaccia le ghette carica i panini sistema le cinghie dello zaino confronta le cartine saluta la superguida (Benedetto guida ufficiale aveva chiesto rinforzi a un amico del posto) controlla la chiusura degli sportelli riallaccia gli scarponi cala lo zaino a terra verifica di non aver dimenticato niente preso un pacchetto di fazzolettini dove ho messo il fazzoletto per il collo?riapri la macchina no non è qui ah cel’avevo in tasca le chiavi ce l’hai tu? chi ha preso i bastoncini? Non è anche questa volta li ho portati hai riempito la borraccia c’è acqua lungo il percorso il pettine no non mi serve metto la felpa o solo la camicia fa freddo
c’è vento quanto si sale? Non lo so chiedi alla superguida che dici metto subito le ghette? C’è neve!
Insomma quelle semplici ed elementari operazioni che precedono la marcia vera e propria. Alla fine, che belli! il gruppo è partito, ed eravamo proprio variopinti: una miscela di colori, che neanche un astuccio di colori, di quelli Caran d’Ache che ci vuole il mutuo per acquistarli, ne aveva di così vari. La neve ha caratterizzato il sentiero quasi per tutto il percorso fino alla cima del Monte Rufeno. Un gruppo ristretto, dei quali non faccio i nomi per rispetto della privacy, ha inventato una nuova forma di camminata in montagna, che la superguida ha subito battezzato come ‘passo da shopping’: non ho capito l’allusione; forse era un complimento per la creatività. Mah! Valle a capire le superguide. Comunque il gruppetto di creativi ha continuato perfezionando via via il nuovo passo. Il ritorno alle macchine si è svolto senza altro da segnalare, sul sentiero naturalistico detto del Monte Rufeno. Dalle macchine abbiamo raggiunto l’agriturismo di Acquapendente, dove avremmo consumato la frugale cena e riposato per la notte.
Qui ci ha raggiunto l’ala politica del gruppo, che era stata impegnata in giornata in un pranzo di lavoro: Gualtiero, Luciano e Massimo. La divisione nelle stanze ha messo a dura prova il proprietario del locale, che doveva risolvere problemi molto simili a quelli di un più famoso albergatore dell’antichità, certo Talete (la quadratura del cerchio, cioè sistemare in una stanza da tre quattro amiche che non si possono separare, o in una stanza da quattro, tre persone che non si conoscono di tre sessi diversi, o quelli che hanno appena litigato, ecc. ecc., il tutto senza dividere coppie, famiglie, bambini dalle madri, nipoti dagli zii, dirigenti da altri dirigenti). Insomma, troppa democrazia. Per inciso, Patrizia e io (vedi le conoscenze!) avevamo, unica coppia, riservata una suite, situata sotto il livello stradale, mentre gli altri erano ammucchiati su una ballatoio al primo piano, che dava direttamente sulla sala del ristorante. La stanza era sotto il livello stradale, ma tant’è, anche le conoscenze hanno un limite.
Prima di andare a cena, mi sono premurato di mettere ad asciugare gli scarponi, zuppi di neve, sotto il termosifone (il particolare è importante: vedi appresso). Poi, finalmente, il momento più agognato di tutta l’escursione: la cena (a proposito, Elsa, mi sono informato: la trasformazione del nome dell’associazione non costa più di 180 euro; tassandoci, si potrebbe fare, intendo cambiare la denominazione in GastroIris), di cui allego documentazione fotografica. Finalmente, ho potuto parlare con la guida, che non avevo visto durante tutto il percorso (per colpa del passo sperimentale, detto da shopping, che stavo provando); e lì ho capito che significa una guida del posto: ci ha parlato della tradizione dei Pugnaloni (enormi quadri floreali) e di come sia veramente una festa di popolo, in cui tutti i cittadini (Acquapendentesi, AcquaPendenti, Pendini? Mah!?) sono coinvolti già dall’anno prima. Della cena ho scarsi ricordi, avendo i neuroni ormai obnubilati dai colesteroli accumulati nelle gite sociali dell’Associazione: ne ho conservato però una foto.
Passeggiata d’obbligo per la bellissima Acquapendente, nonostante il freddo, e poi a letto. Il sonno non ha tardato ad arrivare.
La mattina dopo, tutti pronti per la colazione: al momento di vestirmi per l’escursione, ho verificato la bontà dei materiali di montagna (il goretex, in particolare): i miei scarponi sono perfettamente a tenuta d’acqua. Solo che in questo caso l’acqua ce l’avevano dentro, grazie a una valvola (del termosifone) difettosa: completamente pieno (il sinistro) e senza perdere una goccia! La gita domenicale (perché come altro volete chiamarla) ci ha visto alle pendici del Monte Amiata, verso Fonte delle Monache. La Fonte non ci siamo arrivati: la neve era tanta e ci siamo fatti strada coraggiosamente, mandando avanti i piccoli, più leggeri, a fare strada; la neve ci arrivava fino al ginocchio, per alcuni (Maria, Nadia, ecc.) anche oltre. Una radura ci ha dato l’occasione per fermarci e dichiarare finita l’escursione: due mantelline sulla neve, e giù salami, prosciutti, caciotte, vino, pane, insomma il cibo dietetico, ma fortemente calorico adatto a noi escursionisti.
Sul ritorno, in un paesaggio stupendo e allietato dal sole, abbiamo raccolto le castagne dell’autunno prima, congelate e adesso pronte per la fiamma (come ho sperimentato personalmente la sera), non senza attirarci le ire di Lucilla (“ ’nnammo un po’ ” ; “Toni’, te’ sbrighi?”), che voleva arrivare a un caffè.
Insomma, una due giorni ricca e nutrita, come sempre.
P.S. Siamo belli, vero?