sabato 16 novembre 2024
E – L’eremo nel bosco. Escursione nella faggeta tra Vetralla e Lago di Vico
“Che dire? I trekking autunnali mantengono sempre la promessa, incantano con i colori e i rumori di foglie smosse dai passi.
Questa volta siamo in 20 con una gran voglia di incontrarci, raccontare, camminare.
Il percorso ad anello secondo il sentiero 103 si inoltra, prima dolcemente poi in leggera salita, in un bellissimo bosco di antichi cerri punteggiato da qualche castagno. Oltrepassiamo il Convento di Sant’Angelo e proseguiamo deviando a quota 636 m sulla destra su un sentiero più stretto che ci porta, circondati da splendidi faggi vestiti nei colori autunnali, fino all’Eremo di San Girolamo.
Una splendida faggeta del Monte Fogliano fa da sfondo all’Eremo scavato in una enorme roccia vulcanica lavorata nel corso degli anni per creare ambienti, ripari, sedili, piattaforme e passaggi.
Il luogo fu dimora di Fra Girolamo Gabrielli che, sebbene nato da una nobile famiglia senese, nel 1525 si ritirò in questo luogo in penitenza, deciso a dedicare tutta la sua vita alla meditazione e alla preghiera.
Quando Girolamo decise di tornare a Siena, donò tutti i suoi beni ai poveri.
Il silenzio, l’atmosfera spirituale che circondano il luogo vengono per una mezz’ora interrotti dalle chiacchiere che accompagnano i pranzi/picnic dei nostri trekking.
Dall’eremo scendiamo sempre nella faggeta lungo un fosso fino a incrociare la SP80 che collega Vetralla a San Martino al Cimino. La attraversiamo e raggiungiamo su un sentiero parallelo alla strada il Convento di Sant’Angelo.
Immerso in un folto bosco, il suo primo nucleo fu costituito (VII secolo) dall’Oratorio di San Michele, edificato dai Longobardi, che divenne poi Monastero Benedettino dipendente dall’Abbazia di Farfa. Tra il XIV e il XV secolo vi si insediarono i Francescani dal Terz’Ordine. Dal 1470 al 1744 fu trasformato in Romitorio (Rifugio di eremiti, dimora isolata e inospitale). Nel 1744 San Paolo della Croce vi stabilì il secondo Convento della Congregazione Passionista e vi dimorò per 25 anni. Fu sottoposto alle soppressioni napoleoniche (1810-14) (cancellazione di tutti gli ordini religiosi e delle confraternite) e dal governo italiano (1875-77). Rimase comunque sempre in attività.
Vicino al convento si festeggia l’8 maggio di ogni anno la singolare cerimonia dello ‘Sposalizio dell’albero’, per ricordare l’atto del 1432 con cui Papa Eugenio IV ha donato il ricco bosco di Monte Fogliano alla popolazione vetrallese. Si pose così fine alla plurisecolare disputa con i viterbesi.
Sembra che il suo inizio risalga al 1368, quando i vetrallesi iniziarono a celebrare nell’eremo la festa di San Michele Arcangelo, poi trasformatasi in “sposalizio dell’albero”. Nel bel mezzo del bosco di Monte Fogliano, all’altezza della Chiesa di Sant’Angelo, due alberi (un antico cerro ed una giovane quercia) vengono vestiti da sposi, velo compreso, e circondati di primule e ginestre. Nel giorno della festa tutte le autorità civili e militari del paese si riuniscono insieme ad una nutrita folla nella chiesa dell’Eremo dove viene effettuata la cerimonia che celebra, appunto, lo sposalizio fra i due alberi.
È una cerimonia nuziale in piena regola, che aveva lo scopo di riaffermare pubblicamente e solennemente il diritto di origine medioevale di proprietà dei vetrallesi sulla selva del Monte Fogliano e sull’eremo, infatti al termine di questa le autorità presenti rogano un atto, firmato da testimoni vetrallesi e forestieri, che sancisce il possesso dei vetrallesi sull’area. Nel caso in cui non venga celebrato questo sposalizio, questo diritto passerebbe nelle mani del Comune di Viterbo.
Da qui imbocchiamo nuovamente il sentiero n. 103 ritornando al parcheggio sullo stesso percorso dell’andata.
Seduti dentro la grotta dell’Eremo di San Girolamo con Fernando ricordavamo di quanto siamo fortunati ad essere lontani dalla guerra. Io aggiungo quanto sia importante appartenere ad un gruppo che ha voglia d’incontrarsi, percorrere tratti di strada insieme, condividere i luoghi e i momenti di bisogno con le persone che vivono un quotidiano meno agevole del nostro (Caritas, Baobab).
Arcoiris è tutto ciò.
Antonietta