Domenica 13 marzo 2016
Diciamo la verità : a noi il tempo non c’è proprio piaciuto. Vento freddo e “sole malato delle nebbiose stagioni” per tutta l’escursione. Con il sole sarebbe stata ben altra cosa, ha detto Gabriella, e ha ragione. In quelle condizioni non abbiamo potuto godere appieno di quel verde di primavera tenero e brillante e di quelle pareti piene di fiori colorati che stanno prendendo il sopravvento sulle ultime bacche di pungitopo e gli ultimi ciclamini. Rino, il nostro accompagnatore, ci accoglie in un piazzale vicino all’imbocco del tracciato della Via Amerina e ci racconta la storia di questa importantissima e strategica strada commerciale, crocevia importante di commerci e di culture, fondamentale via di comunicazione fra Roma e Ravenna nel periodo longobardo, via dei pellegrini diretti alla capitale nel Medioevo che i romani costruirono dopo la conquista dell’Agro Falisco. Dimenticata e abbandonata per moltissimo tempo, è stata oggetto di un altrettanto lungo lavoro di ricerca archeologica e di recupero. Rino ci racconta con grande partecipazione il duro ed entusiasta lavoro che i volontari del GAR hanno fatto per riportarla alla luce e renderla fruibile. Dobbiamo a loro la possibilità di poter camminare oggi sulla sua pavimentazione originale. Ma con grande dispiacere ci racconta anche di come, alla fine di questa opera di recupero, sia stato di nuovo tutto abbandonato e la natura stia di nuovo nascondendo la via Amerina, tant’è che a volte bisogna spostare i rami e le foglie per vedere iscrizioni e segni particolari. La via è particolarmente ricca di grotte rupestri e di tombe di vario tipo a testimonianza delle diverse culture – falisca, etrusca e romana – che hanno abitato la zona. Alcune tombe hanno una struttura con più stanze – ne visitiamo una detta “della Regina” – altre sono state riutilizzate con la stessa funzione ma in modo diverso a seconda del periodo e delle tradizioni della famiglia del defunto. Ci sono anche i colombari e forse un forno dove si cremavano i corpi….certo, come dice Rino, a volte ci vuole un po’ di fantasia…..visto che sono andati persi i filmati dell’epoca!!
Ma le sorprese della Via Amerina non sono solo queste. Intanto la sua posizione naturale è straordinaria….il paesaggio è quello delle forre, veri e propri profondissimi canyon, scavati dai corsi d’acqua su substrato vulcanico , dalle pareti altissime e dalla vegetazione lussureggiante. Poi la vocazione religiosa della zona. Ovviamente un paesaggio così aspro e impervio non poteva non prestarsi all’ascetismo e al monachesimo e così, nella spettacolare Valle Suppentonia, troviamo il Santuario di Santa Maria ad Rupes”. E lo dice la parola stessa. Abbarbicato a metà parete ci offre un riparo dal vento per una sosta pranzo…….seduti sugli scalini affacciati sul canyon………. sembriamo proprio pellegrini!! E se la cultura non dà da mangiare, come ebbe a dire un nostro ministro particolarmente illuminato, forse aumenta l’appetito perchè spuntano la colombina di Luciano (non un piccione per carità!!), la cioccolata di Fernando, le mandorle di Luca e anche un pellegrinaggio a Castel Sant’Elia proposto da me e Rocco per la grazia di un caffè….
E Rino, accompagnatore generoso, ci guida anche nel piccolo paese che conserva ancora un impianto medievale e fu importante roccaforte difensiva della Tuscia. Peccato che la strada panoramica che ci porterebbe dal paese alla Basilica di Sant’Elia è interrotta e ci tocca l’asfalto. Patrizia, Peppe e Nadia non lo disdegnano e si avviano a piedi. La Basilica, costruita su un preesistente convento benedettino, è un monumento nazionale in stile romanico- lombardo con un interno ricco di pavimenti cosmateschi, affreschi e un raffinato ciborio. La sua posizione centrale su un ciglione della valle le conferisce maestosità e solitudine……poi……..con quel vento e quel cielo…….. manca solo il frate avvelenatore di libri!!
Radunati sul piazzale della Basilica ci salutiamo contenti, è stata una giornata intensa, piena di storia, di archeologia e con quel po’ di amaro che sempre mi riporto a casa davanti all’incuria che abbiamo per questi nostri meravigliosi beni …….. ma c’è qualcuno molto più contento……… la prossima escursione è al mare!!!
Rossella