racconti dalla quarantena: resoconti di giornate fra cucina e soggiorno percorrendo viaggi fantastici o meno.
Roma, 20 aprile 2020
Distanza di sicurezza
‘Non ho paura di ammalarmi. Di cosa allora? Di tutto quello che il contagio può cambiare. Di scoprire che l’impalcatura della civiltà che conosco è un castello di carte. Ho paura dell’azzeramento, ma anche del suo contrario: che la paura passi invano, senza lasciarsi dietro un cambiamento.’
da Paolo Giordano ‘Nel contagio’
27 marzo – venerdì – Una piazza vuota
Abbiamo dimenticato di vedere Francesco che pregava a piazza san Pietro. La sua foto, apparsa sui giornali del giorno dopo, era emblematica della nostra situazione: un vecchietto in una piazza vuota, da solo, sotto un riparo, mentre fuori pioveva. Abbiamo pensato, io e Patrizia, che è stato meglio non averlo visto in diretta. La sua foto era già molto forte, e vederlo in diretta sarebbe stato troppo.
28 marzo – sabato – Tutti a casa
Vado da mia madre dopo tre settimane; devo restituire dei soldi, fare una spesa, la prima dopo due settimane di quarantena, parlare con mia madre dal corridoio. Lei mi chiede più volte se la mascherina è per non infettarla. Tornare a casa, è ora di pranzo, mi dà sollievo: rientro nel mio guscio, nel quale non sono da solo. ‘E’ già più di tanto’ diceva Fossati in una sua canzone.
29 marzo – domenica – Quota 100
Oggi la notizia che Giacomo è morto per il Covid; il primo marzo era andato in pensione. Un immotivato presagio: io andrò in pensione il 1^ agosto. Lui era molto contento di andare in pensione, faceva il conto alla rovescia da sei mesi e mi parlava dei progetti di quando non sarebbe più venuto a lavorare; era sicuro che il passaggio sarebbe stato molto positivo, senza problemi di senso di vuoto.
31 marzo – martedì – La sfera è ancora salva
E’ la conclusione di una bella poesia di una poetessa contemporanea: paragona la vita a una sfera di vetro, con la quale gioca un bambino, che l’ha rubata alla madre. Questa sera, come altre, la sera arriva con un senso di sollievo: anche oggi la malattia, e la morte, non ci ha toccato da vicino.
2 aprile 2020 – giovedì – Arresti domiciliari
Mi raccontava Emidio, quando abitava nelle case popolari di Villa Gordiani, che d’estate, spesso, si affacciava dal suo minuscolo balconcino, guardando i ragazzi che improvvisavano partite a pallone negli spazi tra un lotto e l’altro. Ma a un certo punto, tutti sparivano; la sorpresa trovava subito una spiegazione: dopo alcuni minuti, lentamente, percorreva la via una macchina della Volante.
Oggi quei ragazzi sono in buona e numerosa compagnia.
2 aprile – giovedì – Lo spirito del cassiere
In fila alla cassa del supermercato, l’ultimo compito di una mattinata compulsiva (non sono riuscito a comprare il giornale, non sono riuscito a comprare i sigari). Chiedo al cassiere se posso avere l’alcool e l’amuchina (che non lasciano negli scaffali, ma bisogna chiederli al box centrale); mi dice che lo spirito non ne ha, ma che può darmi l’amuchina. “Non è che vorrebbe invece quell’altra marca? costa di meno!”
Annuisco, dico “Mi ha convinto”, ma è lui a non esserlo; torna al box (a suo discarico, aggiungo che non c’era nessuno dopo di me, potenza dell’epidemia) e prende l’amuchina: “Voglio vedere quanto costa..” Torna: “Risparmia un euro!”
Sono travolto da tanto attivismo e mi metto in gioco, provo una battuta: “Però forse l’amuchina è benedetta!?”; mi risponde che lui non crede a queste cose, a benedizioni, a maledizioni; solo a quello che si vede e si può toccare.
L’occasione che mi lancia è troppo forte per lasciarla passare; rispondo: “In questo periodo, non è molto appropriato credere in quello che si può vedere e toccare!” Sorride: ha capito e annuisce.
Ancora più coinvolto, voglio dire che apprezzo la sua voglia di parlare e di essere positivo; gli dico che apprezzo il suo spirito. Forse non mi sente bene, e risponde: “Ma quello le ho detto che non ne avevo più disponibile!” Si riferisce alle bottiglie di alcool, ormai terminate.
Mi spiego meglio, e ridiamo insieme.
4 aprile 2020 – sabato – Fratelli d’Italia
I primi giorni della quarantena romana, alle 18 tutti ci trovammo sul balcone a cantare, un giorno Azzurro, un giorno il nostro inno, un giorno non ricordo cosa. Dopo una settimana quell’appuntamento, qui a Monteverde, non è stato più così sentito. Da nessuno eccetto che da uno.
Tutti i giorni, alle 12 e alle 18, puntualmente da un balcone cominciano a risuonare ad alto volume le note di alcune canzoni. Anche oggi, quando sono fuori sul balcone. Alle 18, puntualmente, comincia la musica: una selezione accurata (e accorata) di musica leggera e di canzoni romanesche. Dopo 20 minuti, arriva a concludere l’inno nazionale. E penso, ma forse non sono il solo: è arrivata la liberazione, siamo salvi.
Fino alle ore 12 di domani.
4 aprile 2020 – sabato – Lavori in corso
E’ arrivato il gran giorno: dopo due settimane di stuccature e carta vetrata, è arrivato il momento di verniciare le persiane. Sono emozionato: verniciare non è mai stata la mia specialità, neanche quando ero operaio. La conclusione (in realtà, l’esaurimento del barattolo di vernice e il sole che batte sopra) arriva alle 14. Sono contento. L’importanza del lavoro fisico, di mantenere un programma.
5 aprile 2020 – domenica – Fuori come un balcone 1
Il Parroco della Chiesa del Santissimo Sacramento, a Largo Agosta, celebra messa dal campanile; sulla piazza, ma non nella piazza, numerosi i fedeli che ascoltano dai balconi. Un grande teatro, senza platea, ma fatto solo di loggioni, per la rappresentazione della Domenica delle Palme. Anche questa è Chiesa, anche questa è comunità, anche questa è fantasia. Anche se il Popolo di Dio sta alla finestra.
6 aprile 2020 – Lunedì – Far finta di essere sani
La telefonata di Marina apre uno squarcio di realtà nel nostro splendido isolamento; lei è stata di nuovo ricoverata, per accertamenti sullo stato dei polmoni, ma soprattutto, la sorella è in terapia intensiva. Marina è disperata, perché si sente responsabile, probabilmente è stata lei a contagiarla.
Patrizia attacca il telefono, sconvolta. Siamo fortunati, stiamo bene.
7 aprile 2020 – martedì – Telechiamata
Patrizia ha deciso di chiamare la nostra amica, abita all’ultimo piano del palazzo di fronte. H. si affaccia, si guardano e parlano al telefono. L’immagine è piccola, ma più nitida che in skype.
8 aprile 2020 – martedì – Kodacolor
Mettendo a posto le foto, quelle di carta di molti anni fa, mi rendo conto che ci sono alcuni periodi della mia vita in cui non ho fatto foto, dei vuoti di memoria o di documentazione. Non so collegarli di preferenza a periodi buoni, o difficili. Ma forse i periodi più pesanti siamo occupati a vivere, e non a guardarci.
Mi chiedo se questo nostro periodo, al di là di quello che viene mandato tramite smartphone (labile, etereo, affidato a una nuvola) manterrà una memoria visiva di sé, se riusciremo a dare figura alle nostre giornate, trovando le immagini che vorremo conservare e riordinare in un domani che verrà.
11 aprile 2020 – sabato di Pasqua – Fuori come un balcone 2
Nel chiostrino interno Patrizia sta parlando con la vicina: due metri di distanza tra un balcone e l’altro. Nel cortile del chiostrino due ragazzi giocano a pallone. Io prendo il sole sul balcone esterno; di fronte a me un ragazzo prova esercizi di ginnastica. E’ bravo nei salti.
Alcune decine di metri più in là, una ragazza sta provando esercizi di danza e volteggia sul terrazzo. Ancora più in là una bambina corre sui pattini. Una famiglia intera passeggia su un altro terrazzo: lui, lei e la bambina; a passi veloci, girando più volte lungo i parapetti.
A piano terra, due cani prendono il sole. Poco in là, si rincorrono due gatti rossi. Sopra il nostro palazzo, mi hanno detto, i ragazzi del piano di sopra si incontrano regolarmente per giocare.
Un mondo sospeso, dove nessuno deve toccare terra, come il Barone Rampante.
13 aprile 2020 – Lunedì di Pasqua – Picnic a Hanging Rock
Abbiamo deciso di non rinunciare alla gita di Pasquetta: abbiamo messo una grande stuoia imbottita, di quelle impermeabili che si stendono sul prato. Patrizia ha preparato un grande piatto, con affettati, olive, pizza rustica, peperoni a fette; come primo abbiamo le lasagne avanzate da Pasqua.
Siamo seduti a terra, come in un vero picnic. Arrivano anche le formiche.
15 aprile 2020 – mercoledì – Ci vediamo da Mario prima o poi
Mi preparo per andare da mia madre, attraversando la città. Arrivo a Villa Gordiani, c’è il mercato, con gli ingressi uno per volta. Ma dalla parte di Roberto, il pizzicarolo, non c’è nessuno. Entro e lo saluto da lontano.
Quando sono da mia madre, la mattina del sabato, o comunque un giorno feriale, se ho tempo, vado al mercato proprio da Roberto, chiedo se lui e sua moglie prendono il caffè. Dopo aver discusso su chi paga, vado da Mario, il barista del bar su viale Ronchi.
“Mario, il solito per tutti e tre”; “lo porti te?” e su un tavolino a fianco del suo banco, in un momento di pausa, ci prendiamo il caffè, Roberto, Laura, me.
Nelle giornate calde, dopo pranzo con mia madre, vado di nuovo al bar da Mario, da solo, perché il mercato è chiuso; mi siedo a un tavolino di fuori, al sole. Mario, spesso, si mette al tavolino accanto, e mi parla del suo paese, del bar aperto per far lavorare il figlio, della figlia con il chiosco di giornali al centro.
Vorrei dire a Roberto “ci vediamo da Mario prima o poi”.
16 aprile 2020- giovedì – Aprile è il più crudele dei mesi
Dal balcone delle 18 si è concluso lo spettacolo canoro, con “Fratelli d’Italia” in coda; su un balcone una bambina bionda sta correndo sul posto; la ballerina del terrazzo più in là prova i suoi passi di danza. Il sole si nasconde dietro i palazzi. Un altro giorno da Covid19 si conclude.
19 aprile – domenica – Illogica allegria
Così ti ritrovi la sera a essere contento perché hai verniciato un’altra persiana.
Giuseppe M.
Giuseppe, l’ho letto tutto d’un fiato, un giorno tira l’altro
ci sono i sentimenti e i pensieri di tutti noi
grazie
Una lettura piacevole, intrigante, a volte divertente, a volte stimolante la riflessione. Queste giornate caratterizzate da piccoli episodi che guardi con uno zoom, fanno prendere significato a fatti che altrimenti scorrerebbero dimenticati. Sembra di stare a guardare uno corto d’autore. Grazie
Grazie Giuseppe, è proprio vero che una carrellata riesce a dare un senso diverso dello scorrere del tempo che, per fortuna, non è mai monotono. Meno male che riusciamo a trovare sempre un modo nuovo e diverso per dare una direzione alle nostre giornate. Certo la storia delle formiche durante il picnic di Pasquetta è divertente.