racconti dalla quarantena: resoconti di giornate fra cucina e soggiorno percorrendo viaggi fantastici o meno.
Roma, 13 aprile 2020
[n.d.a.: chi avrà la bontà di leggere questo raccontino di vita domestica capisce da sé che soltanto la prigionia ha potuto portarmi ad un tale perseverare nell’assurdo; credo che per me l’inizio della quinta settimana sia stato come il trentesimo chilometro per il maratoneta: ho iniziato a sbroccare].La rete più grande d’Italia. «E ‘sti *****!», direbbe il Grande Capo Indiano.
Più servizi al giusto prezzo. «Ma davero!».
Lo scorso 16 marzo il gestore del vento e quello del numero perfetto si sono fusi. A voi lo hanno comunicato? A me no. L’ho appreso a mie spese il 5 aprile. Giorno in cui si rinnova l’offerta, dicono loro. Giorno in cui scade il pagamento mensile, dico io. Che, fra l’altro, da due mesi è aumentato, anche questo surrettiziamente, di 0,99 leuri, che, su un totale di 12, costituiscono un aumento dell’8,25%. Che, moltiplicati per tot utenti, voi mi insegnate non essere bruscolini. Ma, siccome mi annoia inseguire le offerte, ho subìto l’aumento e lasciato correre, perché avevo ben altro da fare: c’era la palestra, il cinema, il teatro, il volontariato, la spesa, i viaggi programmati, le escursioni con Arcoiris, avevo da vivere!
La sera del 4 aprile, cioè alla scadenza del mese, prima di andare a letto, avevo, diversamente dal mio costume, verificato sull’app di avere ancora un credito di 2,1 giga, e commentato fra me che la reclusione domestica ha avuto un effetto anche sull’uso di internet (di solito, mi avanzano almeno 4 giga: non sono un’accanita del web). Alle 9,56 del giorno dopo, prima di qualunque utilizzo di internet, accedo alla app (che è ancora quella solita) e apprendo di avere un credito mensile di 6,3 giga e non i 7 mensili che mi spettano. Penso ad un errore temporaneo, faccio colazione e riprovo a collegarmi alla app. Niente da fare: “Errore nell’elaborazione della richiesta. Ti invitiamo a riprovare. Chiudi app”. Ogni tanto nel corso della giornata ho riprovato ma l’esito è stato sempre negativo. Essendo domenica e non volendo avvilirmi più di quanto già non lo fossi per tutto il resto, ho rimandato al lunedì l’approfondimento, usando internet solo per una rapida consultazione della posta.
Mattina del 6 aprile. La app mi continua a respingere. Strano che non abbiano ancora risolto il guasto dopo 24 ore ma mi arrendo: sono giorni difficili per tutti e pure il personale del grande gestore sta affrontando difficoltà maggiori del solito. Mi limito ad accedere ad internet solo per leggere la posta (avete notato come si sia ridotto pure lo spam?) ma comincio a temere che il tempo lavori contro di me rendendo più difficile il sostenere che sia stato il sistema a rosicchiarmi giga e non io a consumarli.
Mattina del 7 aprile. La app continua ad essere inaccessibile. Vado su internet e lancio una ricerca con il nome del gestore nuovo + la parola app e vengo a scoprire, non dal sito del gestore, ma da un forum dove si accatastavano le proteste dei clienti, che la app non è più quella, anche se il giorno 5 avevo potuto accedervi, sia pure solo una sola volta. Vado, quindi, sullo store (questo me lo aveva già insegnato la mia nipotina) e mi scarico la nuova sfaccimm’ di app. Una volta scaricata, sorpresa! Il mio credito di giga è sceso a 5,9, quasi senza utilizzo.
I nervi cominciano a saltare (del resto, ho premesso che era l’inizio della quinta settimana). Torno sul sito, per reperire il nuovo numero telefonico dell’assistenza e chiamo. Dopo una serie infinita di “premi 1” e “premi 2” (perché mi dà il tu? abbiamo mai mangiato insieme?), una voce registrata mi comunica il codice della chiamata. Emozione! Sto per parlare con una creatura umana. Ho deciso di non chiedere ragione dell’aumento di prezzo né di lamentarmi dell’aver dovuto scoprire per conto mio la nuova app, perché ho imparato che a quelli dei call center, soprattutto stranieri, bisogna dire poche chiarissime parole e ora mi interessano soprattutto i giga sottrattimi. Ma non c’è nessun Dimitru né alcuna Mariana dall’altra parte; solo una voce registrata che crede di rispondere a tono alla mia precisa richiesta, mettendo, evidentemente, insieme le parole ritenute significative del mio messaggio. Alla fine, non ottengo altro che una proposta di 100 giga mensili, ovviamente con relativo costo. Attacco.
Torno per la terza volta sul sito e cerco un indirizzo mail o fisico. Ci sono entrambi, sia pure un po’ nascosti. Di mandare una lettera di carta di questi tempi non se ne parla proprio (e nemmeno, ormai, in tempi normali), quindi scrivo la mia bella circostanziata letterina, e stavolta ci metto pure la lamentela sulla delicatezza di non comunicare ai clienti l’aumento di costo e la troppa discrezione nel non avvertire del cambiamento di app. Rileggo, abbrevio, rileggo ancora, ora va bene, è chiara, cortese ma ferma nella minaccia di passare ad altro gestore non senza aver inoltrato reclamo al Garante. Mi è costata un’altra ventina di minuti ma tanto quello che in questi giorni non mi manca è il tempo da perdere. Invio. Tempo cinque secondi e mi arriva il rapporto di mancata consegna: quell’indirizzo riceve solo posta certificata. Ok, non sapevo che le pec ricevono solo pec. Ma è casuale che loro abbiano solo la pec?
Ritorno per la quarta volta sul ***** di sito. Non è possibile che sia tutto un muro di gomma. Ci deve essere un modo per interloquire con qualcuno. Per disperazione clicco sull’icona delle faq, pur consapevole che non mi hanno mai, dico mai, aiutata a trovare la soluzione ad un interrogativo (quasi come quando vai sul sito di Aranzulla).
E qui, di fianco alla possibilità di scrivere la mia richiesta nel campo apposito o di cercare per materia, mi si apre un box laterale, dove posso esprimermi in linguaggio naturale e intavolare una conversazione, sia pure scritta, con un vero interlocutore. Non mi pare vero!
A difesa della mia intelligenza posso dire che qualche settimana ho avuto difficoltà ad accedere alla mia pagina sul sito dell’Acea, dalla quale pago le bollette, e dal sito, dialogando per iscritto in tempo reale con tale Marco, sono riuscita a capire che l’Acea ha cambiato l’accesso per i clienti del mercato tutelato. Pure questi non si stanno fermi un attimo, sempre a cambiare le pagine web e sempre senza comunicare una mazza all’utenza. Comunque, ho chattato (che brutta parola!) con un vero essere umano, me possino ceca’! Devo dire che a un certo punto, siccome mostrava di non capire quello che scrivevo, pur esprimendomi nel modo più comprensibile di cui sono capace, ho avuto il dubbio e gliel’ho chiesto: “Sto parlando con una macchina?”. Mi ha risposto di no e gli devo credere. Perché cinque minuti prima avevo dialogato, sempre nello stesso modo, con tal Roberto, che il problema non me lo aveva risolto e a un certo punto aveva chiuso la conversazione. Proprio come fanno quelli dei call center quando non sanno più che dirti e fanno cadere la linea. Tanto, se richiami, ti risponderà un altro.
Da quanto la sto facendo lunga avrete capito a che livello di stress da reclusione io sia giunta.
Dunque, con questa necessaria premessa, torniamo al 7 aprile. Il mio interlocutore mi saluta e si presenta. Formulo la mia richiesta. Mi risponde che non la capisce e mi chiede di esprimerla di nuovo. Cerco parole più elementari. Continua a non capire o fa finta e mi scrive di nuove mirabolanti offerte. Comincio a sospettare qualcosa. Ma a voi capita mai, quando, di fronte a due possibili percorsi che vi condurranno al medesimo risultato, che già intuite negativo in entrambi i casi, ma uno, il percorso A vi ci porta in linea retta e rapidamente, e l’altro, il percorso B, vi ci conduce in più tempo ed in maniera tortuosa, vi capita mai – dicevo – di scegliere in piena consapevolezza e quasi con voluttà il percorso B? A me capita spesso. E questa è stata una di quelle volte.
Potevo arrendermi, maledicendo il magnifico gestore. Invece, ho voluto perseverare, ignorando intenzionalmente l’evidenza.
Ho imparato che cosa è un bot. Ho avuto uno scambio epistolare di almeno sette minuti con un bot. Ad un certo punto il mio interlocutore, messo alle strette, ha confessato di essere un bot. Apro una nuova finestra: “Che cosa è un bot?”. Risposta: “Un programma informatico che ti fa credere di avere a che fare con un essere umano”.
Torno alla chat e mando affanculo Will. Will è un bot. Ho mandato affanculo un bot. E, mentre lui (esso?) cercava di calmarmi e difendersi: “Non trattarmi così, sto solo cercando di rendermi utile”, l’ho umiliato ripetutamente con nuovi, sempre più offensivi insulti.
Non ho ottenuto la soluzione al mio problema (intanto i giga, quasi senza utilizzo erano scesi a 5,2) ma vuoi mettere la soddisfazione?
Però. Però era la sera della superluna. Ho seguito il consiglio di Ema Stokholma e ho guardato la luna col binocolo. Spero lo abbiate fatto anche voi.
Marina M.
Che costanza marina mia. In ogni caso il tuo racconto della quarantena ha insegnato un sacco di cose anche ad altri. Che si fossero inventati anche il bot, ad esempio e viene da pensare che l’umanità è arrivata alla frutta. Poi ci lamentiamo che i virus attacchino le persone, facciamoci sostituire dai bot e via…
Tu dici
Da quanto la sto facendo lunga avrete capito a che livello di stress da reclusione io sia giunta.
Io dico
senti sono arrivata alla fine e mi è piaciuta un sacco, avvincente, condivisibile, divertente, anche nella consapevolezza che per te non deve esserlo stato altrettanto. E la chiusura sulla luna ha alleggerito tutto, che bella la luna, non l’ho guardata col binocolo, ma era bella lo stesso
Anche mio figlio è abbonato alla stessa compagnia bicefala, allora gli ho fatto leggere la tua litigata con WIL; mi ha risposto:
Appena controllata la mia app windtre….
c’è un certo Will (bot) che vuole vendermi sua madre.