racconti dalla quarantena

Il glicine

Redazione

lbaldini

racconti dalla quarantena: resoconti di giornate fra cucina e soggiorno percorrendo viaggi fantastici o meno.


Roma, 8 aprile 2020

Ogni anno, più o meno in questo periodo, da un giorno all’altro il glicine esplode con i suoi grappoli delicati. Ogni anno negli stessi giardini, sugli identici terrazzi si ripete il miracolo. Me ne accorgo quando vedo il primo, proprio quello che si trova nel cortile esterno del palazzo di fronte al mio condominio, e allora sento esplodere anche in me una gioia immensa: sta per arrivare quella che un tempo si chiamava la bella stagione, finisce l’inverno, la primavera è l’annuncio dell’estate, del mare. Ciò che mi colpisce di più, tuttavia, è che mi sembra che questa esplosione avvenga all’improvviso senza alcun segno premonitore e la stessa esplosione di incontenibile gioia e vita la sento dentro di me, mi dà quella carica giusta per arrivare, seppur stanca, alle agognate vacanze estive. Non mi accontento, in ogni caso, di osservare il glicine che ho davanti agli occhi appena mi affaccio alla finestra, eh no. Troppo poco. Io lo so dove si trovano le altre piante della stessa specie nel mio quartiere, così le vado a cercare, per salutarle, per verificare che siano ancora in vita lì, proprio dove le avevo viste negli anni precedenti. Così inizio il mio giro tra le vie ed i palazzi di Centocelle, osservo e prendo nota e mi rallegro ogni volta. Quest’anno no, non potrò fare il giro completo, siamo in quarantena ed allora mi accontento di mirare la pianta che ho più vicina, non molto rigogliosa, però. Ce ne sono altre che danno più gioia. Ecco posso ammirare quella del terrazzo al primo piano di Piazza delle Iris, dove c’è il mercato, lì ci vado per fare la spesa. Bene, è sempre lì con i suoi fiori magnifici e ridenti; posso passare a Via delle Robinie perché c’è l’unico tabaccaio che accetta di farsi pagare con la carta di credito. Anche lì tutto a posto. E Via delle Palme? Oggi, al ritorno dalla Coop, ci sono passata e sul terrazzino dell’appartamento dove abitava una compagna di scuola ho ritrovato un’altra pianta mia grande amica. Anzi addirittura mi è tornato in mente l’appartamento nel quale abitava la mia compagna perché ero colpita dal fatto che divano e poltrone e tavoli, ecc. fossero coperti da teli: che stranezza, pensavo. Come vivono? Incartati?

Beh, torniamo al glicine. Non potrò vedere quello di Via dei Castani, giù in fondo vicino a San Felice: è rigogliosissimo, uno dei più ricchi. E poi e poi, poi c’è quello di Via dei Glicini, poteva mancare una pianta di glicine in Via dei Glicini? Certo che no. Lì, dentro il cortile della scuola Cecconi, dove c’è anche la sede dell’ANPI, vive e rinasce ogni anno quello più maestoso. Non posso andare a salutarlo, anche l’ANPI ha dovuto interrompere le sue riunioni. Vorrà dire che il 25 aprile festeggeremo la Liberazione dai balconi e dalle finestre.

Anche le piante dei miei balconi mi danno sollievo e speranza, ce la stanno mettendo tutta per consolarmi, per farmi gioire: il ciclamino ha tirato fuori settimane fa il suo secondo fiore, i fiorellini delle piante grasse (gialli, arancioni, rossi) sono rispuntati da tempo e, per ultimo, il geranio mi regala i suoi colori. Oggi, addirittura, ha riaperto la mia fioraia al mercato, cercavo il basilico che era già finito, mi sono comprata un bel mazzo di fiori per dare ancora più colore alla casa e a queste giornate lunghe, faticose, ma che voglio riempire non solo di lavoro.

Caterina B.

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3 Comments

  1. ……….anche la pianta di peperoncini che ho sulla finestra comincia a fare i boccioli, e mi ha dato tanta gioia!

  2. Che bell’idea, Caterina! E descritta così bene! Mi sembra di averti accompagnata nella passeggiata per il quartiere. Potrebbe essere uno spunto per i prossimi trekk urbani, trekk tematici per specie arborea o per piante famose e monumentali o…! Ahò, ma non stai andando troppo in giro?

  3. No, Marina non vado troppo in giro, esco solo per necessità: mercato, supermercato, tabaccaio, a volte farmacia ed edicola una o due volte a settimana. Ah, scendo anche a buttare l’immondizia negli appositi contenitori. Che goduria!

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