racconti dalla quarantena: resoconti di giornate fra cucina e soggiorno percorrendo viaggi fantastici o meno.
Viaggio all’interno di casa mia in ottanta (speriamo di no) giorni (5)
Roma, 25 marzo 2020
Un sottofondo ci vuole. Non ce la faccio a vivere con le orecchie vuote. Spesso non lo sentiamo il respiro sonoro di quel che ci sta attorno, ma c’è, è sicuro che c’è. Io se non lo avverto, lo creo un sottofondo. Una casa senza suoni è insopportabile. La radio, un cd, la televisione, le chiacchiere, qualcosa ci deve essere.
Un ronzio o un brusio possono essere fastidiosi, possono disturbare la concentrazione o suscitare cattive sensazioni eppure sono fondamentali. Sono segnali di vita. Possono rompere le scatole, ma il succo del vivere non è proprio il corpo a corpo con le contraddizioni che ci circondano?
Dentro o fuori casa ho bisogno dei suoni del mondo, li posso ascoltare o solo sentire, ma ci devono essere. Esisto se so che là da qualche parte c’è qualcun altro o qualcos’altro, non posso pensare di stare solo, nel vuoto. Da andare al manicomio.
A casa, in questi giorni, il silenzio non è gradito.
Luciano B.
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